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Consigli per la sicurezza quotidiana

23 marzo 2021

Reggio e Messina 1908, Belice 1968, Friuli 1976, Irpinia 1980, Aquila 2009, Emilia 2012, Centro Italia 2016. Purtroppo la storia del nostro Paese è costellata di eventi sismici dalle conseguenze spesso devastanti. Vanno adottate scelte di responsabilità a partire da prevenzione e protezione.


L’Italia, un territorio ad alto rischio sismico


Un dato che fa riflettere e deve far agire: l'80% del territorio italiano è a rischio sismico. In Italia negli ultimi secoli si sono verificati migliaia di terremoti. Se storicamente le aree più colpite sono quelle lungo la dorsale appenninica e la Sicilia orientale, in realtà tutto il territorio italiano è a rischio sismico. A classificarlo sotto questo aspetto è l'Ingv - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - che elabora e aggiorna di continuo le mappe sismiche che fotografano lo Stivale. In queste mappe tutti i comuni italiani sono raggruppati in 4 diverse categorie di rischio (dalla Zona 1 con alta sismicità, alla Zona 4 con sismicità molto bassa) messe a punto tenendo conto non solo di frequenza e intensità degli eventi verificatisi in passato, ma anche del PGA (Peak Ground Acceleration), un indicatore che misura la massima accelerazione subita dal suolo durante un terremoto. Anche se al momento non esistono modelli o tecnologie in grado di prevedere con precisione quando e dove si verificherà il prossimo terremoto, le mappe sismiche sono uno strumento indispensabile per definire piani di protezione antisismica adeguati al diverso rischio di un'area.

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I danni di un terremoto e le difficoltà di ripresa


Se nulla si può fare per modificare la pericolosità sismica di un territorio, molto si può fare per ridurre la vulnerabilità delle costruzioni che esistono su quel territorio e la loro predisposizione a subire danneggiamenti e crolli. È proprio la diversa vulnerabilità degli edifici uno degli elementi che spiega perché alcuni terremoti, pur essendo di magnitudo minore rispetto ad altri, risultano più distruttivi. È il caso del devastante terremoto del centro Italia del 2016, che ha raggiunto una magnitudo pari a 6.0 della scala Richter registrando danni gravissimi, soprattutto se messi al confronto con quelli verificatisi nello stesso periodo  in Nuova Zelanda in seguito a una scossa di magnitudo assai superiore, 7.5. In Italia gran parte del patrimonio edilizio è decisamente datato e quindi vulnerabile. Una casa su dieci ha più di un secolo di vita e la metà delle costruzioni sono state realizzate prima del 1971, anno nel quale entrò in vigore una prima normativa antisismica.  


Parole chiave: consapevolezza e prevenzione


Viviamo in un luogo bellissimo ma fragile. È importante conoscere la categoria di rischio sismico del luogo in cui viviamo; una prima valutazione può essere fatta online cercando “rischio sismico” o “zone sismiche” su un motore di ricerca.  Il secondo passo per ridurre i danni di un evento sismico riguarda la cultura della prevenzione. Dal 2008 le Norme Tecniche per le Costruzioni disciplinano la progettazione e costruzione di nuovi edifici in grado di resistere alle sollecitazioni sismiche grazie al rispetto di alcuni criteri. Tra questi un adeguato dimensionamento degli elementi strutturali dell'edificio in grado di rispondere correttamente alle scosse e l'uso di materiali affidabili e certificati. Ma - considerata l'età media degli edifici in Italia - è fondamentale agire sul patrimonio edilizio esistente adeguandolo dal punto di vista antisismico. È necessario, evidentemente, affidarsi a un professionista del settore che possa effettuare una valutazione specifica del singolo immobile e proporre le soluzioni tecniche più idonee. Allo scopo di favorire la riqualificazione antisismica del patrimonio edilizio esistente, da alcuni anni è stato introdotto il cosiddetto ”Sisma bonus”, che prevede agevolazioni fiscali per chi mette in sicurezza la propria abitazione.

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Protezione e responsabilità


La terza parola chiave è protezione assicurativa. Noi Italiani sottovalutiamo decisamente questa concreta possibilità di aiuto, visto che solo 2 case su 100 sono assicurate per danni sismici. Al contrario di quanto molti ritengono, lo Stato non è tenuto a risarcire automaticamente i cittadini danneggiati da eventi sismici e, in genere, il legislatore deve approvare volta per volta provvedimenti di carattere eccezionale per stabilire le modalità e procedure di erogazione dei contributi ai cittadini e alle imprese che hanno subito danni.

L’esperienza ci insegna che, accanto a casi in cui la ricostruzione si è svolta rapidamente e con successo, spesso lungaggini burocratiche e problemi organizzativi hanno determinato gravissime difficoltà per le persone e per le imprese colpite da un sisma. Una scelta saggia e responsabile  è dunque quella di proteggere la propria casa in modo da garantirsi maggiore serenità - e tempi più brevi - nell'affrontare le conseguenze di un danno patrimoniale e affettivo come quello derivante da un evento sismico. Essere assicurati conviene. Sempre.

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