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Anziano a chi? Come sta cambiando l'idea di terza e quarta età

Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione Europea, lo dice chiaro: l’aspettativa di vita nel vecchio continente è tra le più alte al mondo (81 anni) e, tra i 27 Stati Membri, l’Italia e la Spagna sono i Paesi dove mediamente si vive più a lungo. Secondo i dati del 2015 dell'Organizzazione mondiale della sanità, le donne vivono mediamente più degli uomini praticamente in tutti i paesi del mondo.
In Italia la provincia autonoma di Trento (aspettativa: 82,7 anni), quella di Bolzano (82,3), Umbria e Marche (82,2) sono le aree geografiche dove la qualità della vita consente di vivere più a lungo in assoluto e in buona salute.
Non più solo nonni
Al di là dei divari di genere e delle differenze tra
Paesi, occorre prendere atto del fatto che in Europa e in Italia la speranza di
vita della popolazione continua ad aumentare e, coronato il sogno della
pensione, per gli over 65 si apre
un’autostrada di possibilità su come
impiegare al meglio gli anni (non pochi) che restano loro da vivere, non
solo per occuparsi dei nipoti.
I pregiudizi ai danni degli anziani sono tantissimi
e molto radicati nella società, tanto da sfociare spesso in forme di
discriminazione. Nel mondo anglosassone questo fenomeno ha assunto il nome di ageism - in italiano ageismo -, termine coniato da un gerontologo
statunitense nel 1969, che sta a indicare proprio l’insieme dei comportamenti discriminatori in base all’età che
colpiscono gli anziani in vari ambiti, dalla sanità ai media e la
pubblicità.

La buona notizia è che dopo decenni di sensibilizzazione singoli individui, istituzioni e società civile stanno ripensando il modo di vedere e vivere terza e quarta età. A proposito di movimenti globali, proprio lo scorso anno, in occasione delle celebrazioni dei 20 anni della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, che vieta espressamente qualsiasi forma di discriminazione basata sull'età, 42 organizzazioni di 29 Paesi, hanno aderito alla campagna #OldLivesMatter (le vite degli anziani contano) per sensibilizzare cittadini, mondo sanitario, istituzioni e media al rispetto delle persone anziane.
Fare pressione sui Governi e organizzarsi per tempo
Sembrano dunque maturi i tempi perché i cittadini sollecitino le istituzioni ad affrontare in modo attivo le sfide legate alla tenuta dei sistemi pensionistici e sanitari nazionali. Ma è anche giunto il momento per ciascuno di noi di organizzare e/o riorganizzare la propria vita non solo per aumentare la qualità della vita nella terza e quarta età, ma soprattutto per affrontare serenamente il futuro integrando le prestazioni pubbliche con un sostegno economico per tutelare il proprio tenore di vita e quello dei nostri cari nel malaugurato caso di una non autosufficienza per malattia, infortunio o anche solo causata dall’avanzare dell’età.
In questi casi i costi per un’adeguata assistenza domiciliare o in casa di cura rischiano di compromettere l’equilibrio psicologico ed economico della famiglia, intaccando i risparmi accumulati in una vita. Una polizza Long Term Care fornisce un supporto sotto forma di rendita vitalizia in caso di perdita di autonomia. Un aiuto concreto per la serenità di tutti i familiari.